Genova 2001-2021 L'agguato by AA. VV

Genova 2001-2021 L'agguato by AA. VV

autore:AA. VV. [VV., AA.]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Manifestolibri
pubblicato: 2021-07-08T09:42:21+00:00


Elaborare il lutto

Il 20 luglio avviene anche questo, che dopo il sangue e il fumo, le grida e le fughe, migliaia di giovani indignati e atterriti si fermino a riflettere su quanto è successo, seduti per terra sul selciato di piazzale Kennedy, con il mare di fronte e la paura alle spalle. Accade che si alternino diverse persone al microfono per dire la loro, e che da molti di loro si pretenda una spiegazione, non un’indicazione su che fare, ma proprio una spiegazione di quello che ci sta succedendo. E accade che tutti quelli che si alternano al microfono – da Vittorio Agnoletto a Luca Casarini a Piero Bernocchi fino a Fausto Bertinotti, chiamato in tutta fretta e restio a venire “per evitare strumentalizzazioni e per rispetto dell’autonomia del movimento” – dicono la stessa cosa: non ci facciamo trascinare nella trappola dell’innalzamento dello scontro, non ci facciamo però nemmeno intimidire, chiediamo la fine del G8 e domani sfileremo pacificamente, ma sfileremo. Quelle parole, come si vedrà, avranno l’effetto di tranquillizzare gli animi e di rendere possibile una partecipazione di massa, mai vista, il giorno dopo. Ma aiuteranno quei diecimila giovani, seduti in terra, con il mare di fronte e la paura alle spalle, a continuare in piccoli gruppetti la riflessione e la discussione. Su quel piazzale, quella sera, o allo Stadio Carlini, dove va avanti per tutta la notte una assemblea permanente, gran parte del movimento capisce di essere forte, di essere un soggetto autonomo. Coglie la carica simbolica della sua ribellione contro l’ordine esistente, contro “il sistema”, comprende la posta in gioco, la natura esatta del potere e la qualità dei rapporti di forza. Ma soprattutto capisce che non c’è più alcuna zona rossa da accerchiare, da assediare o da invadere. È sufficiente riempire quella piazza, riempire il corteo del giorno dopo, strutturare il proprio spazio e il proprio campo. Quella sera, nel dolore e nella rabbia per l’uccisione di Carlo Giuliani, il movimento sfugge alla morsa di violenza e di scontro che il potere gli propone, e che gli proporrà ancora il giorno dopo e ancora nei giorni a venire, e si occupa di preservare la propria incolumità, il proprio avvenire, il proprio futuro.

Quella sera, e in quei giorni, perde la propria innocenza: la propria identità, definita per rigetto dell’ordine esistente, inizia a essere forgiata sul progetto del proprio percorso. La reazione pacifica alla violenza, ma non per questo meno determinata e consapevole, gli permetterà nei mesi successivi di allargarsi, di diffondersi e di vincere la scommessa della propria esistenza. Il 10 novembre a Roma si terrà una manifestazione contro la guerra in Afghanistan, nello stesso giorno in cui il governo Berlusconi scenderà in piazza a fianco degli Stati Uniti. Il corteo del movimento vedrà oltre 150mila persone, quello governativo solo 30mila. La sfida lanciata dal potere costituito nel fumo e nel sangue di Genova è vinta dal movimento.



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